I simboli nella comunicazione mediatica vengono utilizzati per raggrumare idee forti, veicolandole ben oltre lo stagno ove comunemente galleggiano al pari di papere incatenate. Aver fatto del settimanale Charlie Hebdo il simbolo della libertà di stampa nell’Occidente cristiano e islamofobico è quanto di peggio si possa fare per ricordare l’umorismo irriverente, caustico, rivoluzionario di chi con la penna ha sempre espresso una pratica della libertà mai fondata su di un credo, su di una verità, su di una morale.
Tra le vittime del commando armato che ieri mattina a Parigi è entrato nei locali della redazione di Charlie Hebdo uccidendo 12 persone, il direttore della rivista, Stéphane Charbonnier detto Charb, e i disegnatori Wolinski, Tignous e Cabu, [quattro tra i più celebri e apprezzati vignettisti francesi], erano da sempre in prima fila nel combattere qualsiasi pensiero che imbrigliasse lo sguardo applicando i paraocchi della religione, così come ottundesse la critica sociale dietro il paravento del politically correct. Per questo i media hanno a fatica ammesso che – poco prima di averli assurti nel tempio degli eroi della libertà di stampa dell’Occidente cristiano e islamofobico – erano considerati soggetti pericolosi, irresponsabili, anarchici [e, in effetti, lo erano] al punto da condannare la loro attività di giornalisti satirici come POUBELLE (spazzatura). Di più: una lordura che infangava la satira elegante e patinata dei quotidiani democratici di regime e d’opposizone.
Poi da MERDE [anche se MERDE D’ARTISTA] sono diventati SIMBOLI pregnanti della cultura occidentale. Proprio loro, che, su l’ultimo numero di Charlie Hebdo, avevano sbeffeggiato lo scrittore à la page Michel Houellebecq per aver descritto nel suo ultimo romanzo –“Soumission” – il fantasma più angosciante per la società francese di questi giorni: un Islam trionfante, che ha ragione per vie democratiche di una civiltà giudaico-cristiana ormai estenuata, spossata dall’Illuminismo e dal fardello di libertà che pesa su ogni essere umano, raccontando l’elezione prossima all’Eliseo di un Presidente mussulmano in contrapposizione alla candidata fascista Marine Le Pen. Leggetelo!
In copertina c’è la splendida vignetta firmata Luz, almeno lui per fortuna scampato al massacro, che dipinge Houellebecq con l’eterna sigaretta e un ridicolo cappello con stelle e pianeti. Titolo: «Le predizioni del mago Houellebecq», e lo scrittore che dice «Nel 2015 perdo i denti…» (i suoi problemi odontoiatrici sono noti) e «Nel 2022, faccio il Ramadan!». Nell’ultima pagina di Charlie Hebdo , come sempre, «le copertine alle quali siete scampati»: e riecco Michel Houellebecq in braccio a una Marine Le Pen sognante che canta «Sarai il mio Malraux», disegnato da Cabu, morto nell’attentato; Houellebecq in ginocchio che sniffa una pista di cocaina stesa per strada e il titolo «Houellebecq convertito all’Islam?», disegnato da Coco, alias Corinne Rey, la donna che sotto la minaccia delle armi ha aperto la porta della redazione ai terroristi; infine, ecco un ritratto poco avvenente di Houellebecq, lo strillo «Scandalo!» e il titolo «Allah ha creato Houellebecq a sua immagine!». La firma è di Charb, il direttore, l’uomo che più di tutti gli assassini volevano uccidere.
Può bastare per capire quanto MERDACCE sono chi strumentalizza gli uomini e le donne di Charlie Hebdo per fomentare una campagna xenofoba contro gli arabi, i migranti, gli “invasori”, i “terroristi” e tutto ciò che non puzza d’incenso e acqua santa?
ORA SAPPIAMO COSA FARE NEI CONFRONTI DI QUESTE MERDACCE: non vi consentiremo mai di dire “nous sommes Charlie Hebdo”.
NO! VOUS ÊTES DE VRAIS PIĖGES À CONS!
Joe Marelli